Il recupero atletico post infortunio: lesioni articolari traumi acuti - FitIQ.it

Il recupero atletico post infortunio: lesioni articolari traumi acuti

Nella pratica agonistica di molti sport si verificano spesso traumi dovuti a contatti o a movimenti scorretti, che possono provocare danni di varia entità a partire dal trauma distorsivo, fino ad arrivare a rotture vere e proprie. Spesso questi traumi sono favoriti anche da disequilibrio dei vari settori muscolari o da situazioni di lassità congenita. In ogni caso una volta che si verifica l’infortunio è opportuno prendere in considerazione l’opportunità di effettuare o meno un intervento riparativo (di competenza assoluta dell’ortopedico).

 

SOMMARIO:
1. La fase riabilitativa
2. Riabilitazione specifica

 

 

1. La fase riabilitativa

Una volta comunque che si è superata la fase medica vera e propria e la prima fase di riabilitazione fisioterapica, si passa alla fase di riabilitazione sportiva che è la più importante in vista della ripresa dell’attività.


La causa infatti di molte recidive è non tanto una errata riabilitazione, ma il rientro anticipato alla pratica sportiva. Anche le lesioni trascurabili o di minima entità richiedono interventi atti a riportare nel breve tempo l’atleta in condizioni ottimali ; la mancata cura o ginnastica specifica può portare a postumi alla lunga invalidanti e ad altre lesioni alla ripresa. Una volta effettuate le terapie mediche opportune, si passerà a curare il ripristino dell’equilibrio muscolare, sia attraverso esercitazioni di mobilizzazione che di attivazione muscolare. 

 

L’aspetto fisioterapico prevede in successione:
Kinesiterapia passiva: il movimento è effettuato da fisioterapista senza alcun intervento del paziente.
Kinesiterapia assistita: movimento avviato e guidato dal fisioterapista.
Kinesiterapia attiva: il movimento è eseguito completamente dal paziente che in tal modo sollecita l’articolazione, attivando la massa muscolare; viene eseguita a carico naturale per poi passare a.
Kinesiterapia contrastata: il movimento si compie contro una resistenza costituita da opposizione guidata del fisioterapista o pesi di entità crescente, consentendo un recupero progressivo della forza. Una forma particolare è la ginnastica isometrica, nella quale la contrazione avviene senza accorciamento per effetto della resistenza opposta maggiore della forza del muscolo. Ha come unico scopo il recupero della forza muscolare ma non svolge alcuna azione sulla mobilità.

 

 

2. Riabilitazione specifica

Una volta che la muscolatura ha raggiunto un certo trofismo, è il momento di intervenire con esercitazioni specifiche relative allo sport o all’attività praticata. La prima cosa da tenere in estrema considerazione è la RIEDUCAZIONE PROPRIOCETTIVA. 

 

L’esito di traumi distorsivi o gli interventi chirurgici e la relativa fase di blocco, oltre a causare un’importante perdita di tono muscolare causano anche perdita di “memoria muscolare”. La struttura non è in grado di elaborare le informazioni provenienti dai recettori muscolari e articolari e di elaborare le risposte veloci di adattamento. L’integrità di queste strutture è fondamentale nel soggetto sano per evitare patologie quali distorsioni o lesioni, e il ripristino nel soggetto reduce da infortunio sono fondamentali per aiutare a ritrovare il senso della posizione e della capacità di risposta e autocorrezione del sistema muscolo-articolare.


Gli studi degli ultimi decenni hanno affermato e convalidato l’importanza del ruolo fondamentale delle afferenze muscolari e articolari e del sistema nervoso e del loro equilibrio. La rieducazione propriocettiva mira alla ricerca del controllo posturale e gestuale; il paziente si pone all’ascolto delle sensazioni corporee, in modo specifico delle posizioni e dei movimenti, prendendo coscienza del proprio corpo sino ad arrivare alla capacità di auto correggersi e di rispondere in modo adeguato alle varie tensioni muscolari.


Si può affermare che la riabilitazione è conclusa quando si è recuperato in toto non solo la forza muscolare dell’articolazione, ma anche la sua capacità di controllo e di percezione.

 

Per fare questo vi sono alcuni step da rispettare:
1) Propriocezione delle posizioni in massima escursione articolare: presa di coscienza della posizione anche con l’utilizzo di specchi e bastoni, palline
2) Utilizzo di piani instabili nell’effettuazione del movimento (tavolette, mezze sfere, superfici deformabili, tappeti elastici, atti migliorare l’equilibrio e la coordinazione.
3) Utilizzo di esercitazioni di intensità diversa sul piano instabile
4) Controllo del movimento sportivo in cui l’atleta è normalmente impegnato prima con lo specchio, poi con la percezione motoria.
5) Utilizzo dei movimenti tipici del proprio sport a velocità diverse, con fondi diversi ecc.
6) La riprogrammazione neuromuscolare avviene attraverso numerose ripetizioni anche in condizioni di fatica e impegno muscolare massimo.
Ultimo elemento da non trascurare è il recupero psicologico: maggiore è la gravità dell’infortunio, maggiore sarà il timore o l’insicurezza; è quindi fondamentale rispettare tutti gli step e la progressività dello stimolo di allenamento.

 

Stefano Della Valle

 


Bibliografia
Giorgio Santilli, Atlante di traumatologia dello Sport per il medico pratico, ed Natterman.
www.projectinvictus.it.
Scuola dello Sport: la rieducazione propriocettiva, Loredana Romano.

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